Riscaldamento a induzione: cos’è e come si applica industrialmente

Ormai una novità assoldata nelle case degli italiani, comincia a svilupparsi anche in ambito industriale il sistema di induzione come ci racconta FC Induction, specializzata in riscaldamento a induzione.

Il sistema di riscaldamento a induzione si origina dall’energia elettrica, distaccandosi drasticamente dai tradizionali sistemi di riscaldamento a gas.

Richiede, chiaramente, un processo differente di funzionamento, ma la differenza anche in termini di risultati ed efficienza è immediata.

Andiamo con ordine.

Cos’è il riscaldamento a induzione

Il riscaldamento a induzione si fonda sulla presenza di un induttore che funge da tramite di energia per riscaldare il componente interessate, mediante la generazione di un campo elettromagnetico.

Si tratta di specifici criteri fisici che si applicano sia in micro-attività, come riscaldare la pentola di casa, che in grandi attività, come riscaldare un grande componente industriale in metallo.

Non sussistono particolari differenze, se non in termini di dimensioni e disposizioni degli induttori, anche detti bobine.

Il meccanismo di funzionamento prevede che parte della corrente elettrica indotta che transita per la superficie del componente si trasformi in altre forme di energia, la cui variazione del flusso magnetico genera le cosiddette correnti parassite.

I due principi raccontati qui sopra sono l’Effetto Joule e le correnti parassite o correnti di Eddy.

Funzionamento puramente fisico che non ha nulla a che vedere, in procedimento, con i tipici sistemi di riscaldamento a gas.

Con quali componenti si utilizza il riscaldamento a induzione

Il primo gesto, quando si cucina ad esempio, è di accendere il fuoco e appoggiarci una pentola o padella per preparare la pietanza.

Nel sistema di riscaldamento a induzione si genera un riscaldamento differente, come abbiamo visto, che si applica direttamente sul componente.

Ciò comporta che fattore altrettanto importante, al pari della bobina, sia il componente.

A differenza del fuoco, per esempio, che riscalda (o scioglie) ciò che trova intorno a sé, se il componente non funge da conduttore il sistema a induzione non funziona e non si attiva.

Se hai i celebri fornelli a casa, prova ad usare una pentola non pensata per l’induzione. Noterai che questa nemmeno si riscalda.

Possiamo perciò definire i componenti validi per il riscaldamento a induzione quelli conduttori, tipicamente metalli, e i semiconduttori, ad esempio il carbonio.

Non possiamo dire altrettanto di plastica o vetro, ad esempio.

Il problema, apparentemente irrisolvibile, in realtà è risolto da dei conduttori accessori che si interpongono tra il componente da riscaldare e l’induttore, così da produrre il medesimo effetto e rendere funzionante (seppur meno efficiente) il processo.

Conviene il riscaldamento a induzione?

Il riscaldamento a induzione è una soluzione che, inevitabilmente, consente di risparmiare.

La spiegazione è fisica e non di circostanza. Il riscaldamento tradizionale, infatti, riscalda l’intera area circostante per cui se è vero che il risultato è il medesimo, è altrettanto vero che tanto del calore sprigionato viene disperso nell’aria.

Già in un ambiente casalingo ciò rappresenta un disagio, immaginiamo in ambienti industriali di grandi dimensioni.

Il riscaldamento a induzione, invece, funziona proprio per il contatto tra componente e induttore, per cui tutto il calore viene concentrato sul componente da riscaldare, minimizzandone la dispersione.

Per ovvie ragioni, pertanto, possiamo affermare che il riscaldamento a induzione conviene realmente.

In tutto il mondo, anche in Italia, si lanciano i primi poli per sistemi di riscaldamento privi di combustione, per cui è oggettivo il miglioramento grazie al passaggio.

Il miglioramento non è solamente in efficienza, ma anche in salvaguardia ambientale.

A livello di costi, invece, è inevitabile la somma di investimento iniziale, soprattutto a livello industriale, ma è possibile stimare questo costo sostenuto come un investimento il cui ritorno, grazie all’energia risparmiata, è previsto tra i 3 e i 5 anni.